Il sorriso di Beatrice nella poetica di Dante Alighieri

Beatrice è protagonista di molte delle prime poesie stilnoviste di Dante, poi raccolte nella Vita Nuova e nelle Rime. Nel «libello» giovanile la donna non è solo la donna-angelo dello Stilnovo, ma è già raffigurazione di Cristo e sembra anticipare il valore allegorico che avrà nel poema, ovvero quello della grazia divina e della teologia rivelata che sola può condurre l’uomo alla salvezza eterna e al possesso delle tre virtù teologali (fede, speranza, carità). Dopo la morte di Beatrice, Dante attraversa un momento di «traviamento» morale, che vede l’inizio di studi filosofici (ne parla Dante stesso nel Convivio) e nuove esperienze poetiche, come le Rime petrose. Alcuni autorevoli commentatori hanno ipotizzato che tale traviamento sia all’origine del peccato rappresentato dalla selva oscura e che si tratti di una colpa di natura intellettuale, ovvero del tentativo di raggiungere le verità teologiche col solo ausilio della ragione e della filosofia umana.

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